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dawnraptor

Italy

dawnraptor

Italy
I Hear Your Voice korean drama review
Completed
I Hear Your Voice
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by dawnraptor
Aug 21, 2022
18 of 18 episodes seen
Completed
Overall 9.5
Story 9.5
Acting/Cast 10.0
Music 8.0
Rewatch Value 9.0

Una galleria di personaggi magnifici

Titolo che ha un punteggio altissimo, per un sacco di buone ragioni. Partiamo con ordine.

Attori.

Lee Bo Young, protagonista femminile, che ben interpreta un personaggio a tratti anche molto antipatico. Brava nelle parti umoristiche come in quelle tragiche, senza eccedere.
Lee Jong Suk, protagonista maschile, magistrale interprete di un ragazzo dotato del potere di leggere nel pensiero, ma non per questo benedetto dal cielo, anzi.
Yoon Sang Hyun, secondo protagonista maschile, inizialmente una macchietta insopportabile (perché ben recitata), e successivamente interprete coi controfiocchi di un uomo onorevole sotto molti punti di vista.
Jung Woong In, il cattivo di turno. E’ riuscito a rendere il suo personaggio odiosamente umano, tanto da farcelo odiare fin quasi ad amarlo. Quasi.
Tutta la serie degli attori di contorno, dalle spalle alle macchiette, ha fatto un ottimo lavoro. Recitazione ottima praticamente da parte di tutti.

Personaggi.

Inizialmente ho pensato addirittura di piantare in asso la serie. La protagonista era una vanesia superba e menefreghista, il protagonista un marmocchietto, il secondo violino maschile una macchietta insopportabile… e così via. Più di una volta mi sono chiesta dove fossi capitata, ma ho perseverato. E, in breve tempo, i personaggi hanno cominciato a maturare, a cambiare sotto i miei occhi, aggiungendo sfaccettature e sfumature alla primitiva impressione monodomensionale e monocroma. Interagendo gli uni con gli altri, si sono migliorati a vicenda, si può dire che siano cresciuti insieme sotto i miei occhi. Anche quelli che sono rimasti pressoché immutati hanno comunque trovato una giustificazione nelle vicende passate. Sono buoni personaggi perché non ci sono angeli completi e demoni perfetti. Sono umani: i cattivi hanno debolezze, e non è detto che alcuni siano poi così cattivi, mentre i buoni hanno comunque la loro dose di difetti e meschinerie.

Costumi, ambientazioni.

Drama ambientato prevalentemente in ambito legale, il che prevede donne eleganti e uomini in completo scuro. E lo sappiamo tutti che un uomo in abito scuro guadagna automaticamente punti. Se poi quell’uomo è Lee Jong Suk, diventa materia per sogni bagnati. Peccato che tenga più spesso la divisa scolastica!

Colonna sonora.

Sinceramente non il punto di forza di quest’opera. Qualche canzone carina, ma nulla di cui scrivere a casa. Le musiche di background hanno un paio di tracce molto coinvolgenti, ma nulla di più.

L’amore.

Ah, argomento controverso. Una avvocato di 28 anni e uno studente di 20? Giammai! Il contrario magari sì, però, vero? In verità, all'inizio la donna è così infantile e petulante che potrebbe benissimo passare per liceale. La chimica fra i due c’è, e d’altronde Lee Jong Suk starebbe bene anche con un’asse da stiro… Quello che purtroppo manca è la relazione vera e propria fra i due. Un paio di baci e una convivenza apparentemente platonica non sono propriamente soddisfacenti, dal punto di vista dello spettatore. Si rischia molto la sindrome del SL: il secondo protagonista vien su così bene che non si può fare a meno, col tempo, di tifare per lui.

La storia.

Le vicende iniziano in maniera apparentemente abbastanza lineare. Una serie di eventi del passato, più o meno traumatici, trascina i propri effetti fino al presente. Ma ad esserne protagonisti non sono solo i personaggi principali, con lo svolgersi della storia si dipinge un affresco complesso che viene man mano a toccare, avvicinare e coinvolgere buona parte del cast. Gli accadimenti sono concatenati in maniera logica, i vari processi che si svolgono in tribunale, i pericoli, le indagini, le interazioni e la crescita dei personaggi, tutto contribuisce a rendere questo titolo una visione entusiasmante. Mentre lo stai guardando.

Ma, appena finito l’ultimo episodio, ti rendi conto che non ti è mai stato spiegato per quale motivo il protagonista Park Soo Ha sia dotato del potere di sentire i pensieri altrui. Devi accettarlo come premessa e, dal momento che si tratta di una sua caratteristica unica, in una ambientazione non fantasy, lascia un po’ sconcertati. Poi ti ricordi anche di aver dovuto inghiottire il rospo dell’onnipresente perdita della memoria e ti riprometti di andare a cercare le statistiche mondiali sull’argomento, per capire se si tratti di una peculiarità coreana (e cinese) o se accada così spesso anche altrove. Poi decidi, non conoscendo le peculiarità del sistema penale coreano, di soprassedere sull’assurdità di condannare qualcuno per omicidio sulla base del ritrovamento di una sola mano mozzata. E ti domandi quanto sia realistica la descrizione degli speciosi processi mostrati…

Poi però pensi anche a tutti gli insegnamenti ricevuti per strada: la necessità di ascoltare, e non necessariamente solo la voce, la virtù dell’immedesimazione nel prossimo, l’inutilità dell’odio e della vendetta, il valore dell’impegno, e così via. E ti ricordi che quello che hai appena guardato è un prodotto di intrattenimento, non un documentario sul sistema giudiziario coreano (magari chiedendoti maliziosamente quanto siano verosimili le serie americane ambientate similmente) e che comunque, mentre lo stavi guardando, non ti importava di nulla: né della disparità dell’età della coppia principale, né degli strani processi, né dell’origine del dono di PSH, e neanche della perdita di memoria, visto che è durata poco. Mentre lo guardavi eri occupata a stare sul bordo della sedia a goderti l’interpretazione degli attori su personaggi magnifici. E rimani soddisfatta.
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