Cede un po' negli ultimi episodi, ma in generale magnifico
Le mie recensioni non sono mai professionali, perché non ho alcuna esperienza nel mondo dello spettacolo. Posso solo dire cosa mi piace e cosa no, e qui di cose da farmi piacere ne ho trovate tante. Tante, ma non tutte.
Premesso che si tratta di una chiacchierata per l’intero drama, senza distinguere tra prima e seconda stagione, la prima cosa che salta agli occhi è la perizia artistica del comparto tecnico. Dalle curatissime ambientazioni, ai costumi, alle acconciature, passando per le luci, le inquadrature, gli stacchi, le transizioni, la qualità dei combattimenti, le acrobazie (spesso eseguite dagli attori principali, non da stunt!), tutto grida qualità di massimo livello. Tanto di cappello al comparto tecnico/registico che ci ha regalato cotanta gioia per gli occhi.
Altrettanta, se non di più, è la gioia per l’interpretazione che il cast ha saputo dare. L’intero cast è stato splendidamente scelto e diretto, e ha recitato per la massima parte in modo mirabile, dalle comparse ai protagonisti principali. L’unico difetto che ho potuto trovare, a livello di recitazione, è stato in alcune scene di pianto a occhi asciutti. Ma anche lì, sarebbe bastato mettere due goccine prima del cambio di inquadratura, come probabilmente è stato fatto per altri, quindi è veramente colpa dell’attrice?
Zhao Lusi sta crescendo bene. La adoro e sono abituata a vederla in parti brillanti, in cui veramente eccelle, e inizialmente pareva fosse così anche qui. E invece, che attrice drammatica! E’ riuscita a consegnare alle emozioni del pubblico un personaggio complesso e contraddittorio, depresso e ribelle, affamato d’amore e orgoglioso, intelligente e ingenuo, vendicativo e affettuoso. Non dimentichiamo che ha solo 23 anni.
Ma chi veramente mi ha rubato il fiato è Leo Wu. Sono ormai lontani i tempi di Nirvana in fire, quando già interpretava Fei Liu in maniera eccellente. Per forza: questo ragazzo di soli 22 anni recita almeno da quando ne aveva 7, una filmografia impressionante già alla sua giovanissima età. E si vede, eccome! In questo drama è riuscito a esprimersi a un livello che non avrei mai potuto nemmeno immaginare, nemmeno dopo averlo amato in The long ballad. Siamo veramente oltre, le microespressioni di Leo sono qualcosa di sublime. La devozione, la furia, la disperazione, lo squilibrio che riesce ad esprimere anche solo con gli occhi sono da manuale e oltre, perché sono filtrati dalla sua personalità e dal suo mobilissimo viso. Un viso che, diciamocelo, non ha una bellezza classica, ma che proprio per questo manifesta una virilità e un fascino duraturi e profondi. Aggiungiamoci un corpo statuario e chiudiamo il cerchio. L’unico appunto che posso fare a Leo è il suo modo di camminare un po’ teso. Ma vogliamo parlare della fisicità delle sue acrobazie?
La performance degli attori, splendidamente costumata, ambientata e diretta, è ancor più accentuata da un commento musicale incredibile. Già The long ballad aveva una serie di melodie e canzoni fuori dell’ordinario, ma qui, pur senza avere Charlie Zhou Shen, troviamo tutta una serie di musiche di sottofondo che fanno a gara nel sottolineare le scene più pregnanti del drama. E ce ne sono a iosa.
Finiti gli apprezzamenti entusiastici, occorre rimarcare come Love like the galaxy sia un drama che si focalizza, almeno in parte, sul passaggio dall’infanzia all’età adulta, con la presa di coscienza del fatto che esista un mondo al di fuori della nostra personalissima percezione del nostro ego. Comprendere le motivazioni di chi ci sta di fronte è fondamentale per capire noi stessi, anche se queste motivazioni sono tenute nascoste o espresse nel modo più sbagliato.
In quest’ottica, il personaggio di Cheng Shaoshang ha bisogno di gran parte dei 56 episodi per crescere e superare i danni apportati alla sua psiche da un’infanzia in cui fu trascurata e lasciata a se stessa a crescere come un’erbaccia. E’ vero, commette spesso gli stessi errori, è orgogliosa e difficile al perdono, ma non si può mettere in relazione la sua età anagrafica (all’inizio ha 15 anni) rispetto alle sue coetanee, che sono state seguite ed educate. Poi, se vogliamo fare un confronto, buona parte di quelle signorine di buona famiglia è cresciuta molto peggio di lei. Certo, bisogna prendere come atto di fede che possa permettersi di fare il predicozzo a tutti senza mai subirne le conseguenze. E’ sempre dappertutto più del prezzemolo e, diciamocelo, il prezzemolo non sta bene proprio con tutto.
Curioso che, secondo il libro da cui è tratta la storia, Cheng Shaoshang sarebbe una ragazza moderna la cui anima viene trasportata nella protagonista quando, all’inizio, è malata/morente nella capanna lontano da casa. Gli aneliti di libertà e autodeterminazione che prova e le sue competenze tecniche sarebbero in quel caso molto più spiegabili rispetto a quello che si vede nel drama, con buona pace di tutti i commentatori misogini. Chissà perché hanno completamente cassato il lato isekai di questa storia.
Zisheng è un personaggio molto tormentato. La sua infanzia più che difficile l’ha reso una macchina da guerra e da vendetta, pur senza cancellare del tutto il suo lato romantico. L’amore per Cheng Shaoshang gli mette un po’ i bastoni fra le ruote, lo svolgersi delle vicende lo costringe a scelte quasi impossibili, per cui oltre a essere incolpato da tutti si autoflagella. Ma la sua lealtà e il suo amore sono incrollabili, un uomo veramente tutto d’un pezzo.
Chi mi ha davvero stupito è la famiglia imperiale, molto rilassata e per certi versi giocosa, rispetto a tante altre già viste in altri lavori, una famiglia in cui, contrariamente al solito, c’è amore e rispetto. Inaudito.
Sappiamo che il focus di questa produzione non sono le grandi imprese guerriere anche perché le battaglie che ci vengono presentate sono in realtà poco più di scaramucce. Ben poche volte ci viene presentato un vero esercito, molto più spesso ci si scontra fra drappelli di opposte fazioni. I combattimenti sono però molto ben coreografati. Ma ancor più bello è quello, fondamentale, che non ci mostrano: quando Zisheng parte per la tangente e si abbandona al massacro, ci viene mostrata una gran parete illuminata dietro cui ombre scure si muovono e schizzano sangue sulle finestre di carta bianca, col solo commento musicale. Da togliere il fiato.
Mi è difficile assegnare un voto a questo drama, perché l’ultima dozzina di puntate è stata piuttosto deludente. Per certi versi, si sono avvertiti pesanti tagli e salti di scene, per cui alcune cose, che sarebbe stato auspicabile vedere, ci vengono raccontate con poche parole di dialogo fra i personaggi. Ci mettono, per così dire, davanti ai fatti compiuti. D’altro canto, altre vicende e situazioni vengono trascinate fin troppo. Ci sono un paio di circostanze in cui si impreca sulla stupidità dei personaggi, situazioni pericolose facilmente evitabili, lunghissimi discorsoni di buoni e cattivi sull’orlo del baratro (sì, anche qui ci sono i soliti dirupi) e, soprattutto, l’estrema stupidità di un guerriero che rimane a guardare con le mani in mano una persona disarmata che sta per dare fuoco a tutto, assieme ad altre persone, anche loro immobili ad aspettare cosa?
D’accordo, sono i soliti risvolti “dramatici” che però, in una produzione per altri versi così grandiosamente curata, stonano e spiccano ancora di più. Aggiungiamoci che, dopo diverse scene piuttosto lente, non abbiamo neppure la grazia di vedere un matrimonio, ma ci limitiamo a sospirare tutti in fila guardando le stelle, e non si può fare a meno, come spettatori, di sentirsi un po’ ingannati. Presi in giro.
Era così anche nel libro originale? Chissà. Ma, visto che hanno cambiato così tante cose, potevano darci almeno la soddisfazione. Parere personale.
Premesso che si tratta di una chiacchierata per l’intero drama, senza distinguere tra prima e seconda stagione, la prima cosa che salta agli occhi è la perizia artistica del comparto tecnico. Dalle curatissime ambientazioni, ai costumi, alle acconciature, passando per le luci, le inquadrature, gli stacchi, le transizioni, la qualità dei combattimenti, le acrobazie (spesso eseguite dagli attori principali, non da stunt!), tutto grida qualità di massimo livello. Tanto di cappello al comparto tecnico/registico che ci ha regalato cotanta gioia per gli occhi.
Altrettanta, se non di più, è la gioia per l’interpretazione che il cast ha saputo dare. L’intero cast è stato splendidamente scelto e diretto, e ha recitato per la massima parte in modo mirabile, dalle comparse ai protagonisti principali. L’unico difetto che ho potuto trovare, a livello di recitazione, è stato in alcune scene di pianto a occhi asciutti. Ma anche lì, sarebbe bastato mettere due goccine prima del cambio di inquadratura, come probabilmente è stato fatto per altri, quindi è veramente colpa dell’attrice?
Zhao Lusi sta crescendo bene. La adoro e sono abituata a vederla in parti brillanti, in cui veramente eccelle, e inizialmente pareva fosse così anche qui. E invece, che attrice drammatica! E’ riuscita a consegnare alle emozioni del pubblico un personaggio complesso e contraddittorio, depresso e ribelle, affamato d’amore e orgoglioso, intelligente e ingenuo, vendicativo e affettuoso. Non dimentichiamo che ha solo 23 anni.
Ma chi veramente mi ha rubato il fiato è Leo Wu. Sono ormai lontani i tempi di Nirvana in fire, quando già interpretava Fei Liu in maniera eccellente. Per forza: questo ragazzo di soli 22 anni recita almeno da quando ne aveva 7, una filmografia impressionante già alla sua giovanissima età. E si vede, eccome! In questo drama è riuscito a esprimersi a un livello che non avrei mai potuto nemmeno immaginare, nemmeno dopo averlo amato in The long ballad. Siamo veramente oltre, le microespressioni di Leo sono qualcosa di sublime. La devozione, la furia, la disperazione, lo squilibrio che riesce ad esprimere anche solo con gli occhi sono da manuale e oltre, perché sono filtrati dalla sua personalità e dal suo mobilissimo viso. Un viso che, diciamocelo, non ha una bellezza classica, ma che proprio per questo manifesta una virilità e un fascino duraturi e profondi. Aggiungiamoci un corpo statuario e chiudiamo il cerchio. L’unico appunto che posso fare a Leo è il suo modo di camminare un po’ teso. Ma vogliamo parlare della fisicità delle sue acrobazie?
La performance degli attori, splendidamente costumata, ambientata e diretta, è ancor più accentuata da un commento musicale incredibile. Già The long ballad aveva una serie di melodie e canzoni fuori dell’ordinario, ma qui, pur senza avere Charlie Zhou Shen, troviamo tutta una serie di musiche di sottofondo che fanno a gara nel sottolineare le scene più pregnanti del drama. E ce ne sono a iosa.
Finiti gli apprezzamenti entusiastici, occorre rimarcare come Love like the galaxy sia un drama che si focalizza, almeno in parte, sul passaggio dall’infanzia all’età adulta, con la presa di coscienza del fatto che esista un mondo al di fuori della nostra personalissima percezione del nostro ego. Comprendere le motivazioni di chi ci sta di fronte è fondamentale per capire noi stessi, anche se queste motivazioni sono tenute nascoste o espresse nel modo più sbagliato.
In quest’ottica, il personaggio di Cheng Shaoshang ha bisogno di gran parte dei 56 episodi per crescere e superare i danni apportati alla sua psiche da un’infanzia in cui fu trascurata e lasciata a se stessa a crescere come un’erbaccia. E’ vero, commette spesso gli stessi errori, è orgogliosa e difficile al perdono, ma non si può mettere in relazione la sua età anagrafica (all’inizio ha 15 anni) rispetto alle sue coetanee, che sono state seguite ed educate. Poi, se vogliamo fare un confronto, buona parte di quelle signorine di buona famiglia è cresciuta molto peggio di lei. Certo, bisogna prendere come atto di fede che possa permettersi di fare il predicozzo a tutti senza mai subirne le conseguenze. E’ sempre dappertutto più del prezzemolo e, diciamocelo, il prezzemolo non sta bene proprio con tutto.
Curioso che, secondo il libro da cui è tratta la storia, Cheng Shaoshang sarebbe una ragazza moderna la cui anima viene trasportata nella protagonista quando, all’inizio, è malata/morente nella capanna lontano da casa. Gli aneliti di libertà e autodeterminazione che prova e le sue competenze tecniche sarebbero in quel caso molto più spiegabili rispetto a quello che si vede nel drama, con buona pace di tutti i commentatori misogini. Chissà perché hanno completamente cassato il lato isekai di questa storia.
Zisheng è un personaggio molto tormentato. La sua infanzia più che difficile l’ha reso una macchina da guerra e da vendetta, pur senza cancellare del tutto il suo lato romantico. L’amore per Cheng Shaoshang gli mette un po’ i bastoni fra le ruote, lo svolgersi delle vicende lo costringe a scelte quasi impossibili, per cui oltre a essere incolpato da tutti si autoflagella. Ma la sua lealtà e il suo amore sono incrollabili, un uomo veramente tutto d’un pezzo.
Chi mi ha davvero stupito è la famiglia imperiale, molto rilassata e per certi versi giocosa, rispetto a tante altre già viste in altri lavori, una famiglia in cui, contrariamente al solito, c’è amore e rispetto. Inaudito.
Sappiamo che il focus di questa produzione non sono le grandi imprese guerriere anche perché le battaglie che ci vengono presentate sono in realtà poco più di scaramucce. Ben poche volte ci viene presentato un vero esercito, molto più spesso ci si scontra fra drappelli di opposte fazioni. I combattimenti sono però molto ben coreografati. Ma ancor più bello è quello, fondamentale, che non ci mostrano: quando Zisheng parte per la tangente e si abbandona al massacro, ci viene mostrata una gran parete illuminata dietro cui ombre scure si muovono e schizzano sangue sulle finestre di carta bianca, col solo commento musicale. Da togliere il fiato.
Mi è difficile assegnare un voto a questo drama, perché l’ultima dozzina di puntate è stata piuttosto deludente. Per certi versi, si sono avvertiti pesanti tagli e salti di scene, per cui alcune cose, che sarebbe stato auspicabile vedere, ci vengono raccontate con poche parole di dialogo fra i personaggi. Ci mettono, per così dire, davanti ai fatti compiuti. D’altro canto, altre vicende e situazioni vengono trascinate fin troppo. Ci sono un paio di circostanze in cui si impreca sulla stupidità dei personaggi, situazioni pericolose facilmente evitabili, lunghissimi discorsoni di buoni e cattivi sull’orlo del baratro (sì, anche qui ci sono i soliti dirupi) e, soprattutto, l’estrema stupidità di un guerriero che rimane a guardare con le mani in mano una persona disarmata che sta per dare fuoco a tutto, assieme ad altre persone, anche loro immobili ad aspettare cosa?
D’accordo, sono i soliti risvolti “dramatici” che però, in una produzione per altri versi così grandiosamente curata, stonano e spiccano ancora di più. Aggiungiamoci che, dopo diverse scene piuttosto lente, non abbiamo neppure la grazia di vedere un matrimonio, ma ci limitiamo a sospirare tutti in fila guardando le stelle, e non si può fare a meno, come spettatori, di sentirsi un po’ ingannati. Presi in giro.
Era così anche nel libro originale? Chissà. Ma, visto che hanno cambiato così tante cose, potevano darci almeno la soddisfazione. Parere personale.
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