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dawnraptor

Italy

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Arthdal Chronicles Part 1: The Children of Prophecy korean drama review
Completed
Arthdal Chronicles Part 1: The Children of Prophecy
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by dawnraptor
May 29, 2023
6 of 6 episodes seen
Completed
Overall 9.0
Story 9.5
Acting/Cast 9.5
Music 7.5
Rewatch Value 8.0
Premesso che si tratta solo della prima parte della storia, in cui si fa, tra l’altro, un po’ di world building, bisogna dire subito che, benché ci si fermi in un momento pieno di suspense su più fronti, le stagioni successive sono già disponibili su Netflix.
Questa suddivisione in tre parti – ma su Netflix ci sono tutte le 18 puntate in fila – ad alcuni può essere risultata sgradevole, ma per chi si approcci al titolo solo ora è un discorso senza alcun valore.

La storia è ambientata nell’età del bronzo, e prende più di uno spunto dalla mitologia coreana. I Naeanthal, una razza di super umani che vive in armonia con la natura, dagli occhi e sangue di un azzurro vividissimo, vengono sterminati fino all’ultimo dai Saram, gli umani che sono posseduti dalla smania di possedere terre, ricchezze e potere. Rimangono alcuni Igutu, mezzosangue umano/Naeanthal, che hanno il sangue viola e capacità superiori, a cui viene data una caccia spietata.

Eunseom è uno di questi Igutu, che non sa d’esserlo, e viene accolto in una tribù che vive isolata, ma sarà ben presto aggredita dalle truppe dei Saram, guidate dal fortissimo Tagon. La lotta di Eunseom per salvare quel che resta della sua gente occuperà buona parte di questo primo corso, sullo sfondo di intricatissimi intrighi e lotte intestine, anche fra padri e figli – e figlie. Ma, alla fine, continuare a parlare della “tribù” Wahan diventa un po’ ridicolo: i sopravvissuti sono sì e no una dozzina.

C’è chi si lamenta che non sia stato spiegato abbastanza degli usi e costumi di questo mondo inventato. Personalmente, non mi sono trovata spaesata e, dopo un po’ di difficoltà, che trovo comunque guardando tutti i drama orientali, sono riuscita a districarmi fra le varie tribù/fazioni.

Quel che ho trovato, in abbondanza, è una grande cura per l’impatto visivo delle varie scene. Le ambientazioni sono varie e, quando occorre, relativamente ricche. Molti inseguimenti sono stati filmati in modo tale che mi trovavo ad ansimare con gli inseguiti. Trucco e parrucco sono veramente ammirevoli: specie nella tribù Wahan, quella di Eunseom, hanno fatto un lavoro egregio, anche nei costumi. Ho trovato molto gradevoli, ma forse poco coerenti, i costumi “cittadini” e degli eserciti, forse un pelino troppo moderni per il periodo che si vuole rappresentare. Ma, siccome si tratta pur sempre di un mondo di fantasia, tutto ci può stare. Il commento musicale non è forse molto vario, ma adeguato a quel che passa sullo schermo. Non indimenticabile, ma nemmeno disprezzabile.

Song Joong Ki, nella parte di Eunseom, è stato veramente perfetto, e d’altronde è un grande attore, che ha consegnato l’ottima interpretazione che da lui ci si aspettava. Kim Ji Won è stata la brillante interprete di Tanya, la discepola della Grande Madre della tribù Wahan, la Lupa Bianca. Come Eunseom, è nata sotto il segno di una profezia e la sua crescita interiore, la sua affermazione come Grande Madre, la riuscita nel comunicare col mondo degli spiriti avranno grande importanza ai fini della storia.

Tagon è l’eroe guerriero di Arthdal. Eroe solo per la sua gente, perché in realtà si comporta come i colonialisti europei di qualche secolo fa, se non peggio. E’ un uomo fortissimo e intelligentissimo, sin da bambino disprezzato e temuto dal padre, che è il capo dell’Unione delle tribù Saram. Anche questo conflitto sarà basilare per le vicende.

Cosa non mi è piaciuto? In realtà c’è stato un momento in cui mi sono sentita un po’ stranita: in una scena, un personaggio si atteggia a divinità scesa in terra, con un vestito bianco, capelli castani sciolti, barba… Momento piuttosto cringe. Ma passa in fretta.

In definitiva, esperienza in generale molto più che positiva, per quanto monca. Per fortuna posso saltare subito alla seconda parte. Corro!
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