This review may contain spoilers
Buon drama, un po' troppo in stile soap-opera
Avevo Hotel King in lista già da tempo, praticamente da quando ho visto King the Land - primo kdrama per me e da allora nella mia top five - ed ero andata alla ricerca di qualcosa di simile. Dopo varie peripezie finalmente sono riuscita a vederlo e...un po' ci siamo, ma un po' anche no. Il setting è simile, abbiamo a che fare con un grande hotel, il protagonista è il direttore generale e la protagonista è inserita nel contesto (qui è l'erede del proprietario, nell'altro drama una dipendente). I toni di Hotel King sono decisamente più cupi, ho apprezzato in modo particolare l'inizio e lo spaccato dell'infanzia del protagonista. Tra l'altro è stata una bella sorpresa scoprirlo interpretato da Lee Dong Wook, attore che all'epoca non conoscevo ma che nel frattempo ho imparato ad apprezzare grazie ad altri suoi lavori. Qui lo troviamo giovane, determinato, brillante e affascinante. La protagonista strappa una valutazione positiva, ma non eccellente. Come coppia non li ho però trovati altrettanto apprezzabili, non so se per mancanza di chimica tra i due o se per colpa di una sceneggiatura che misurava le scene romantiche col contagocce (il primo bacio arriva dopo ben 11 episodi, e ce ne vogliono praticamente altrettanti prima del secondo). Ci vuole una buona dose di pazienza, insomma. Perchè il principale difetto di questo drama è la sua durata: 32 episodi sono tanti, troppi. Soprattutto se non c'è così tanto da dire e con il rischio di tirare per le lunghe quanto messo sul piatto. Questo ci porta al secondo errore, che ne è una diretta conseguenza: messe le basi iniziali del tema della vendetta, come li riempiamo 32 episodi? Rispolverando lo stile delle soap opera occidentali degli anni '90, ovviamente! Quindi una sfilza di bugie dalle gambe lunghe che fanno scorrere gli episodi quasi a rallentatore, dove nessuno è chi crede o dice di essere e tutti credono a turno a ciò che viene loro propinato. Indi per cui il protagonista pensa di essere il figlio di un altro, e quindi il fratello dell'ereditiera, salvo poi scoprire di non avere legami di sangue con lei e non sapere di chi essere figlio, per poi scoprire nuovamente di essere biologicamente legato al mostro che l'ha cresciuto, incontrare il "fratello" che aveva perduto da bambino e non riconoscerlo, crederlo figlio di una donna che in realtà è la propria madre, a sua volta creduta morta praticamente da tutti. Un melodramma infinito, puramente di carattere riempitivo. Avrei gradito la metà degli episodi e la metà delle menzogne, magari con un ritmo in generale più accattivante, come lo era all'inizio. Una menzione per il cattivo di turno, il vero padre biologico del protagonista, interpretato da un attore che ho visto anche in altri drama e che ho sempre apprezzato (vedasi Suspicious Partner). Resta comunque una serie che si lascia tranquillamente vedere, vuoi per il cast, vuoi per le riprese e il montaggio, tutti elementi di notevole qualità.
Was this review helpful to you?